I sindaci della Provincia compatti: «No alla stangata sull'acqua»

TERAMO – I sindaci della provincia di Teramo dicono no alla stangata sull’acqua. La decisione, presa dall’alto, ossia dall’Autority sull’energia e il gas, (Aeg), ha scatenato le ire dei primi cittadini, che stamattina si sono riuniti in Provincia alla presenza del direttore dell’Ato, Pasquale Calvarese e del presidente della Provincia Valter Catarra. In queste ore i sindaci hanno anche deciso di stilare un documento congiunto, per dire no all’aumento del 13,4%. Il loro parere, però, è solo consultivo, quindi, la stangata sembra al momento inevitabile. E, in effetti, come evidenziato nella riunione di stamattina, i sindaci adottano questa posizione come atto di protesta, ma anche per non avallare degli aumenti decisi dall’alto, non legati a migliorie o nuovi investimenti, che i sindaci non saprebbero perciò spiegare ai loro concittadini. I sindaci, in generale, vorrebbero che il Ruzzo avesse un proprio Piano di rientro, tagliato sulle sue esigenze, e, per questo, auspicano al più presto che venga stabilita la nuova governance del Ruzzo. La stangata sarà operativa da subito, dalla prima bolletta utile, poi, però nel 2014 i criteri di calcolo potrebbero essere rivisti.

STOP ALLE CONSULENZE FINCHE’ NON VENGONO MESSI  A POSTO I DEPURATORI – Intanto però leggendo la delibera del Commissario straordinario regionale Pierluigi Caputi, che ha come oggetto “Disposizioni in materia di tutela della risorsa idrica e di qualità del servizio integrato”, si evince che dalle revisioni tariffarie sono emersi, da parte dei soggetti gestori nel periodo 2006-2008, alcune incongruenze rispetto a quanto previsto dal Piano d’Ambito: nel caso del Ruzzo si tratta di minori investimenti per oltre 10 milioni di euro, a fronte di costi operativi saliti di oltre 1,5 milioni e ricavi scesi di oltre 600 mila euro. Dai dati emerge anche che il Ruzzo deve all’Ente d’ambito e ai Comuni, per in rimborsi sugli investimenti per i mutui, una cifra che si aggira attorno ai 13 milioni di euro. «Se la nuova governance del Ruzzo non fa qualcosa – ha affermato Calvarese – da dicembre non saremo più in grado di pagare gli stipendi». Intanto, però, il commissario Caputi ha imposto il divieto al Ruzzo e agli altri Enti gestori di prorogare affidare e rinnovare incarichi di consulenza e collaborazione, sarà anche vietato riconoscere agli amministratori e ai dirigenti e alle figure apicali con responsabilità tecnica e della spesa qualsiasi forma di premialità e progressione. Questo fino a quando i gestori, compreso il Ruzzo, non attueranno quanto imposto dalla delibera: al primo punto c’è l’obbligo di “intervenire con urgenza e porre in essere gli interventi necessari a garantire il corretto funzionamento dei depuratori".

 ASSUNZIONI ILLEGITTIME  – Il direttore dell’Ato Calvarese, nel comunicare all’Aurity i dati relativi alle spese e agli investimenti del Ruzzo, anche espresso delle riserve su alcune componenti, che attraverso l’applicazione del nuovo metodo sono alla base della determinazione dei costi operativi in tariffa. In sostanza Clavarese ha chiesto di ricalcolare l’aumento escludendo alcuni costi, indicati dal Ruzzo nel Bilancio, ma che non dovrebbero incidere sulle bollette. in particolare, sui costi relativi al personale “per cui – scrive Calvarese – risultano effettuate dal gestore assunzioni in violazione alla legge regionale 05/08/2004 n. 23 e sentenza della Corte costituzionale n.29/2006 (in sostanza si tratta di assunzioni fatte senza concorso). La spinosa questione delle assunzioni è stata tirata in ballo anche dai sindaci, in particolare da quello di Morro D’Oro Mario De Sanctis, che ha parlato di “maxi assunzioni”, e di “fontanieri che sono diventati impiegati”, ponendo ancora una volta il problema degli 80 esuberi.